L’autismo è una condizione psiconeurobiologica sistemica che attualmente riguarda almeno una persona su 100. L’ampia varietà delle caratteristiche comportamentali rende ragione della definizione di ‘spettro autistico’.
Peculiarità nella comunicazione e nell’interazione sociale, variabili pattern di interessi - spesso assai inusuali - e comportamenti ripetitivi sono le caratteristiche distintive di disturbo dello spettro autistico (ASD).
L’intensità delle manifestazioni, la combinazione con le numerose caratteristiche individuali e il variabile funzionamento cognitivo - dalla disabilità intellettiva ad una intelligenza a volte notevolmente superiore alla media - creano combinazioni uniche, in continua evoluzione, dall’infanzia all’età adulta.
Ne risulta un contenitore assai ampio, con esigenze di supporto estremamente diversificate che richiedono un modello flessibile, tale da includere tutti e in grado di intercettare le caratteristiche di ciascuno, così da personalizzare l’approccio e il supporto (…)
La preoccupazione riguarda il continuo incremento di quadri complessi, con impatto crescente sull’autonomia e il benessere di numerose persone che mostrano comportamenti francamente autistici.
Le stime recenti riportano 1 caso su 54 negli Stati Uniti e 1 caso su 77 in Italia. Se l’ampliamento dei criteri diagnostici ha senza dubbio contribuito al dato di prevalenza, da altro canto, la gran parte della comunità scientifica ritiene ormai che l’aumento sia effettivo e rapidamente progressivo.
Questo rende urgente la comprensione dei meccanismi neurobiologici (in ultima analisi epigenetici) che sono all’origine del fenomeno e l’avvio di strategie efficaci per contrastarlo.
L’autismo è una condizione il life long che si manifesta in peculiarità del comportamento nei primi anni di vita, con evoluzione assai variabile in funzione delle caratteristiche individuali e del contesto di vita. Le differenze rispetto allo sviluppo neurotipico possono mostrarsi con modalità e tempi diversi: mancata acquisizione di competenze entro il primo anno di vita (early onset), rallentamento dello sviluppo entro i 2 anni, dopo un periodo di sviluppo fisiologico (late onset), perdita di competenze precedentemente acquisite (regressive autism).
La gravità della disabilità intellettiva è il principale fattore che condiziona le necessità di supporto e il raggiungimento di autonomia della persona autistica. In ogni caso, anche in presenza di normale o elevato funzionamento cognitivo, raramente le persone autistiche raggiungono un grado di autonomia e inclusione sociale adeguati alle proprie potenzialità.
Le anomalie del comportamento sono inizialmente rilevate dai genitori o dal pediatra curante. E’ disponibile un test di screening (M-CHAT Modified Checklist for Autism in Toddlers), proposto ai bambini a partire dai 18 mesi.
(…) La diagnosi di ASD è clinica e si basa su interviste rivolte genitori e osservazione dei comportamenti dei bambini in risposta alla somministrazione di stimoli standardizzati. Precocità di diagnosi, tempestività e adeguatezza dell’intervento psicoeducativo sono correlate a migliori risultati….
Da Cristina Panisi, Ernesto Burgio ‘Dalla genetica all’epigenetica: cosa cambia nella pratica clinica dell’ASD’
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Nel documento allegato verranno man mano riportati gli studi, gli articoli, le interviste ed i video che reputiamo essere fondamentali per una migliore comprensione e conoscenza dell'autismo ed il continuo aggiornamento sui diversi temi.
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